© Ente del Turismo | Parma, Certosa di Parma
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Un itinerario alla scoperta di questi luoghi di meditazione e d’arte nel cuore spirituale di Visit Emilia, tra Parma, Piacenza e Reggio
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I chiostri, cuori silenti di antiche architetture, da sempre affascinano per la loro atmosfera rarefatta e le linee armoniose, non solo i fedeli, ma anche i viaggiatori, tant’è che alcuni edifici sono considerati capolavori artistici proprio per la loro presenza.
Ecco un itinerario tra i più affascinanti chiostri di antiche abbazie chiese, complessi monastici, borghi del territorio di Parma, Piacenza e Reggio Emilia per un’immersione nella storia, nell’arte e nella bellezza. Di seguito 10 chiostri da non perdere.
Un maestoso chiostro si apre alla meraviglia dei visitatori della Certosa di San Girolamo, meglio conosciuta come Certosa di Parma. Questo complesso architettonico, il cui nome fu da ispirazione a Stendhal per il titolo del suo celebre romanzo, fu fondato dai monaci Certo-sini nel 1285 alle porte di Parma, ma nel corso dei secoli è stato completamente trasformato ed oggi mo-stra la chiesa gotica ricostruita nel 1722 in stile barocco, la facciata neoclassica che risale al 1847, l’antica sa-grestia e splendidi arredi rinascimentali, tra cui pale affrescate o scolpite, capitelli, affreschi e altari. La sa-grestia e il chiostro maggiore risalgono al XVI secolo, mentre il chiostro minore è del XV secolo.
Nel centro storico della città, il Mona-stero di San Giovanni Evangelista racchiude tre chiostri accessibili sulla destra dell’uscita della chiesa, che è un vero e prprio scrigno di arte e di storia con la splendida cupola affrescata dal Correggio e la Storica Spe-zieria. “Ora et labora” si legge lungo la parete del primo chiostro, detto di San Giovanni o della Porta, che è in realtà il più recente. Edificato tra il 1537 e il 1538, ha uno stupendo ciclo pittorico dell’Abate Stefano Cat-taneo da Novara, che comprende 5 carte geografiche, la genealogia di Cristo e 3 cronologie, 4 spa-zi con illustrazioni dell'Antico Testamento, la Celebrazione della vittoria di Lepanto, la decorazione delle volte a grottesche e quella delle lunette sopra le due porte. Sotto la loggia del chiostro successivo, il più antico e non a caso detto del Capitolo, si apre la Sala capitolare. Il più grande dei tre è però il Chiostro di San Benedetto, costruito tra il 1508 e il 1512 e caratterizzato da un’elegantissima linea che dà un senso di leggerezza al portico di 36 colonne, ognuna delle quali separata dalla successiva da 26 tondini con figure di santi realizzate Giovanni Battista Merano e Tommaso Aldovrandini a fine ‘600.
Addentrandosi in Val Trebbia, a Bobbio, uno dei Borghi più Belli d’Italia, merita assolutamente una visita il complesso dell’Abbazia di San Colombano, che spicca con il suo maestoso chiostro, scenario anche del Bobbio Film Festival diretto da Marco Bellocchio. L’Abbazia, nota soprattutto come fonte d’ispirazione - con il suo Scriptorium, oggi purtroppo in gran parte disperso - per “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, fu uno dei più importanti centri monastici d'Euro-pa durante il Medioevo, l'ultimo fondato in Italia da San Colombano nel 614 e ancora oggi cuore pulsan-te, dal punto di vista culturale, del borgo. Il catalogo del suo Scriptorium, nel 982, comprendeva oltre 700 codici e dopo la dispersione in altre biblioteche conservò 25 dei 150 manoscritti più antichi della lettura la-tina esistenti al mondo. La Basilica fu costruita tra il 1456 ed il 1522 e presenta all’interno numerosi affre-schi che decorano le due navate minori ed il transetto, eseguiti da Bernardino Lanzani e da un suo aiutan-te intorno agli anni 1527-1530. Il complesso abbaziale inoltre ospita il Museo dell’Abbazia, che contiene una raccolta di materiali archeologici e opere legate alla figura di San Colombano dal IV al XVIII secolo, il bellissimo chiostro interno e il Museo della Città, collocato nell’ex refettorio. Per gli amanti dei cammini, la tappa di Bobbio è spunto per percorrere la storica Via degli Abati, detta anche Via Francigena di Monta-gna, che va da questo borgo del piacentino fino a Pontremoli.
A pochi chilometri da Reggio Emilia, a Rubiera, la Corte Ospita-le è un affascinante complesso monumentale del XVI secolo, al cui ingresso si può ammirare il chiostro principale, per poi scoprire un secondo chiostro di dimensioni minori. A seguito di un attento restauro, dal 2000 l’Ospitale è polo culturale del territorio e centro teatrale, con sale attrezzate, ma anche una foreste-ria e spazi espositivi per mostre ed eventi. Si svela all’interno anche una chiesa sconsacrata. Progettato con caratteristiche tardo-liberty e inaugurato nel 1926 con la rappresentazione dell’opera Bohème di Puc-cini, fu adattato poi a cinematografo. Dopo un lungo periodo di chiusura è stato restaurato e riaperto nel 1998 con tecnologie all’avanguardia.
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