© Istockphoto | Trieste, piazza Unità d'Italia
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Lunghe passeggiate dal mare alla collina fino alle grotte carsiche
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Trieste, città ponte tra l’Europa occidentale e quella orientale, aristocratica ma con garbo, è uno di quei luoghi poco appariscenti che però poi si rivelano mete perfette per momenti spensierati. Ecco perché una giornata a Trieste vale come elisir di serenità per il resto della settimana. Il nostro viaggiatore raggiunge (restrizioni Covid permettendo) questa città che vive in accordo con gli elementi della natura, in particolare con il vento, la Bora, soffio energico del nord, che conta raffiche ad oltre 100km orari sul lungomare (un giorno su quattro in inverno) tanto da spostare letteralmente di peso le persone. Se il nostro viaggiatore si imbattesse nella Bora può provare ad affrontarla, ma solo per qualche minuto; la sfida sarebbe dura.
Un buon rifugio dal vento sono i vicoli della città vecchia, che oltre a riparare il viaggiatore, gli trasmettono l’atmosfera della “rena vecia”, la zona antica e popolare, di cui tuttavia rimangono solo tracce, dopo le trasformazioni del tessuto urbano. Appena cessati i sibili della Bora, si può raggiungere piazza Unità d’Italia, una tappa irrinunciabile, spesso la prima, per ogni forestiero che giunga in città. Grande e suggestiva questa piazza lascia incantati per la sua ampiezza rivolta al mare, per il candore dei suoi palazzi eleganti, fra cui la Prefettura, il Municipio e la Giunta Regionale; una piazza che ricorda battaglie irredentiste e che, con le sue propaggini allungate verso il mare - i due moli laterali: il Molo Audace e il Molo dei Bersaglieri - sembra abbracciare chiunque arrivi da lontano. Sul Molo Audace si passeggia in tutta lentezza al tramonto, fino al punto estremo, da quale volgendosi indietro si ammira la piazza da un’altra prospettiva, bellissima. Qui si trova una rosa dei venti in bronzo in ricordo dell’evento dell’attracco al Molo (che fino ad allora si chiamava San Carlo) del primo cacciatorpediniere della Marina Italiana dopo la fine della prima Guerra Mondiale e l’annessione all’Italia, l’ ”Audace” appunto.
A piedi per circa un chilometro si raggiunge il Castello di San Giusto, uno dei simboli di Trieste, per alcuni il più importante, considerata l’ubicazione, dominante sopra alla città, e la sua storia, a tutti gli effetti il nucleo abitativo originario su cui sono transitati i Romani, i Veneziani e gli altri dominatori nel corso dei secoli. La costruzione della fortezza fu voluta dagli imperatori d’Austria per proteggere e controllare la città e per dare alloggio al Capitano imperiale. Nelle sale dell’Armeria è da vedere la ricca collezione d’armi (armature, spade, pugnali, pistole ed altro) e al Lapidario tergestino (nei sotterranei del bastione, laddove sorgeva l’antica Tergeste, la Trieste romana), coi suoi 130 reperti lapidei di età romana, tra cui monumenti funebri, sculture a bassorilievo e mosaici (castellodisangiustotrieste.it).
Da qui sempre a piedi (circa un’ora e mezzo di cammino) si arriva a Villa Opicina, un’altura dove fino a qualche anno fa arrivava la linea 2 del tram, già di per sé buon motivo per una gita fuori porta a bordo di una vettura del XIX secolo che risaliva la collina su una pendenza del 26%: praticamente come essere su una giostra.
Se il nostro viaggiatore intende “andare a fondo” su Trieste, non può lasciarsi sfuggire di “andare a fondo” nella Grotta Gigante: questa grotta formatasi a partire da 10milioni di anni fa è uno dei monumenti naturali più importanti d’Italia, un’enorme cavità sotterranea alta oltre 100metri in alcune sale, esplorata dalla prima metà dell’‘800 e divenuta meta di visite anche per i non speleologi. Qui si può capire cosa sia il fenomeno del carsismo (kar in slavo significa roccia): quando le rocce sono spaccate o fessurate l’acqua dolce, che qui scorre in un inarrestabile movimento, penetra in profondità e corrode la roccia calcarea generando così delle grotte spettacolari, arricchite da stalattiti e stalagmiti di calcio, dalle forme uniche (www.grottagigante.it).
Con un po’ di tempo a disposizione non manchiamo di assaggiare i tradizionali bolliti con salse saporite e gli gnocchi de pan, lo strucolo di patate e il branzino guarnito, sempre accompagnati da vino Prosecco della zona, magari peregrinando fra le aziende, immerse in paesaggi da cartolina, per scegliere quello di nostro gradimento.
Ancora una tappa prima di salutare Trieste: la Risiera di San Sabba, divenuto Monumento Nazionale perché unico lager nazista dell’Europa meridionale ad opera del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nel 1965. Dopo il 1943, i tedeschi deportarono in quest’area adibita alla pilatura del riso migliaia di persone, fra cui partigiani, sloveni, croati, ebrei ed oppositori politici, circa 5.000 persone. Si tratta di un luogo della memoria, un luogo che allora divenne tristemente noto come luogo di sterminio, e che ora viene ricordato per non render vano il sacrificio di tante vittime innocenti.