Una passeggiata tra i vigneti “impossibili”, dove le viti sono coltivate su terrazzamenti piccoli e scoscesi e la raccolta delle uve si fa ancora totalmente a mano. In Italia, ma anche all’estero.
Il turismo del vino è una delle tendenze che più si va affermando in questi ultimi anni. L’Italia in questo campo fa la parte del leone, con alcuni tra i vini migliori del mondo, coltivati in vigneti di rara bellezza. Ci sono anche luoghi in cui la viticoltura è praticata su terreni particolarmente impervi, su pendii scoscesi e in condizioni climatiche difficili: la lavorazione viene effettuata quasi interamente a mano e si parla per questo di “vendemmia eroica”. Ecco alcuni tra i vigneti più “difficili” e suggestivi del nostro Paese e qualche esempio che arriva dall’estero.
Valtellina – Lombardia – Non tutti lo sanno, ma la Valtellina è una delle più importanti aree viticole della Lombardia, specie per quanto riguarda i vini rossi. I vigneti sono piantati su terrazzamenti sorretti da muri a secco talmente estesi (circa 2.500 chilometri) da costituire l'area terrazzata più vasta d'Italia. La coltivazione è perciò totalmente manuale: durante la vendemmia l’uva viene trasportata a spalla dai lavoranti con le classiche gerle, chiamate "portini".
Conegliano Valdobbiadene - Veneto - Un’altra vendemmia “eroica” è quella della Valdobbiadene, il cui territorio è caratterizzato da pendenze molto ripide: i viticoltori sono costretti a un pesante lavoro manuale che va dalle 600 alle 800 ore per ogni ettaro di vigna, senza la possibilità di utilizzare alcun attrezzo meccanico.
Cinque Terre – Liguria – La patria del celebre vino Sciacchetrà è una di quelle che impongono grandi sacrifici ai viticoltori. Questo vino, il cui nome sembra derivare dal verbo “sciacàa” (schiacciare), viene prodotto con uve albarola, vermentino e bosco, messe ad appassire lontano dal sole. Al termine di questo processo i grappoli vengono privati degli acini a uno a uno con le mani e gli acini sono poi selezionati con cura. Alla fine della lavorazione dell’affinamento si ottengono poco più di 25 litri da un quintale d’uva.
Vendemmia notturna – E’ un modo di raccogliere le uve diffuso in alcune zone dell’Italia Centrale tra cui Cori, in provincia di Latina, e in Sicilia, ad esempio con i vini di Donnafugata. La raccolta notturna delle uve permette di sfruttare l'escursione termica tra giorno e notte tipica di alcuni microclimi per valorizzare la presenza concentrata di composti aromatici, più intensi nelle ore notturne. La vendemmia avviene di solito a metà agosto, quando la temperatura diurna può raggiungere anche i 35°C, mentre di notte si scende anche fino a 18. La pianta, per proteggere gli acini dal calo termico, concentra all’interno i composti aromatici per rendere la buccia più elastica ed evitare rotture. In questo modo si evitano anche le micro-fermentazioni indesiderate, generate durante il trasporto dei grappoli dalle maggiori temperature diurne. Vendemmiando di notte si evita anche di dover troppo raffreddare le uve prima della pigiatura, con conseguente risparmio energetico.
Ischia – Campania – Nella splendida isola del Tirreno i vigneti si trovano su terrazzamenti ricavati sui fianchi scoscesi delle colline, con pendenze superiori al cinquanta per cento. I vignaioli sono costretti, per trasportare le uve, a servirsi di monorotaie o a trasportare i grappoli a spalla lungo percorsi difficoltosi.
Pantelleria – Sicilia – Pantelleria ha splendide viti ad alberello, entrate nella Lista Unesco come uno dei patrimoni culturali immateriali dell’Umanità, e coltivate in modo da restare basse per trovare scampo dai venti che spazzano l’isola. Vista la totale assenza di acqua che affligge l’isola, la coltivazione e la vendemmia sono davvero eroiche: si lavora inginocchiati, con due cassettine a portata di mano per selezionare sul posto l'uva e dividere i grappoli scelti per l'appassimento da quelli che si utilizzeranno per la produzione dello zibibbo.
Dingač - Croazia - Anche a Dingač, località croata a circa un centinaio di chilometri a Nord di Dubrovnik, l’antica Ragusa, l’uva si coltiva su terreni in forte pendenza e la si trasporta lungo tunnel scavati nella montagna. Le viti sono impiantate ad alberello, ma senza l'ausilio di terrazzamenti, su terreni prevalentemente calcarei con strati di detriti e di ghiaia che immagazzinano calore durante il giorno.
Lanzzarote – Isole Canarie – Spagna - Su questa isola completamente vulcanica la coltivazione dei vitigni è uno dei tratti più caratteristici del paesaggio: ogni vite viene fatta crescere e maturare all’interno di una sorta di “pozzo” che può arrivare fino a tre metri di profondità e cinque di larghezza, protetto da semicerchi di roccia chiamata “zoco”. In questo modo, al centro della cavità si raccoglie l’umidità notturna che andrà a nutrire la pianta. Le aree coltivate in questo modo sembrano disegnate da queste particolari geometrie ad anello, in cui il verde della pianta si staglia sul suolo di colore grigio-nero della terra lavica.
Madeira – Portogallo - L’isola di Madeira si trova in pieno Oceano Atlantico: ha anch’essa origine vulcanica, ma il suolo fertile e il clima caldo umido favoriscono la crescita di una vegetazione molto lussureggiante, tra cui i vigneti da cui si ricava il noto vino Madeira. Le uve prodotte sono numerosissime e provenienti da molte parti del mondo; la più conosciuta è la Malvasia. Anche qui, la terra coltivabile è tutta a terrazzamenti: le uve vengono ancora raccolte a mano, messe in cesti di vimini e poi trasportate ai luoghi di lavorazione.