© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Alla scoperta di un borgo del Palermitano con una reggia gioiello e i vigneti amati da Ferdinando IV di Borbone
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Nei prossimi mesi la necessità di privilegiare destinazioni italiane per le nostre vacanze ci porterà alla scoperta di tanti territori meno conosciuti del nostro meraviglioso Paese. Tra i luoghi incontaminati, riserve naturali e siti culturali di cui è ricco il nostro Paese, spicca Ficuzza, un borgo dell’entroterra palermitano molto amato da Re Ferdinando IV di Borbone, tanto che il sovrano decise di costruire qui la sua casina di caccia, che ancora oggi ha lo splendore di una vera e propria reggia. Su queste colline è nato anche un grande vino, degno del palato del sovrano: il Salealto, vino del Re.
La reggia, costruita in soli cinque anni dall'architetto Chenchi allievo di Vanvitelli, ospita al piano terra un piccolo museo di storia naturale, al piano nobile un superbo appartamento con stanze affrescate, le quali attendono il ritorno dei mobili ospitati da Caserta durante il periodo di chiusura. L’edificio è circondato da 7500 ettari di riserva, sede del centro regionale per il recupero degli animali selvatici. Si arriva a Ficuzza con un trenino elettrico per visite organizzate nella riserva che nel 1884 fu raggiunta dalla ferrovia che collegava Ficuzza a Palermo, ora pista ciclabile.
Nel 1800, Re Ferdinando IV incaricò l'esperto Felice Lioy, intendente della palermitana Commenda della Magione, di migliorare la qualità dei vini siciliani. Il Lioy, attraverso prove e studi, cominciò a separare i grappoli in base alla qualità, sperimentò una macchina per "raspolare" (diraspare), fece costruire la Real Cantina Borbonica di Partinico e, cosa interessante, vinificò uve di vigneti nei dintorni della tenuta Cusumano di Ficuzza, in parte documentate nella Real Casina di Caccia di Ficuzza.
A Ficuzza Alberto e Diego Cusumano 20 anni fa hanno acquisito la prima di cinque tenute. I terreni si trovano a 700 metri sul livello del mare, con i vigneti a mosaico che si alternano alla macchia: le viti beneficiano così della presenza di 1500 specie botaniche (650 censite nelle schede botaniche borboniche), che concorrono alla nascita di grandi vini bianchi. In particolare qui è nato il Salealto, il vino del Re.
“Questa storia ha alimentato la nostra curiosità - racconta Diego Cusumano, titolare, con il fratello Alberto, della cantina siciliana. - Come poteva essere il vino del Re? La composizione non è documentata, ma abbiamo immaginato: uve indigene, un unico Terroir, maturazione sulle fecce fini sino alla vendemmia successiva (in quanto le botti sarebbero servite per la nuova annata). Così, dopo qualche anno di sperimentazione è nato Salealto, un "vin du Terroir" di Ficuzza, ottenuto da Inzolia, Grillo e Zibibbo in parti uguali, vinificati separatamente poi affinati insieme”.