© Istockphoto | Caltabellotta
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L’ancestry tourism è la nuova tendenza che guida alla ricerca delle proprie radici: la nostra isola maggiore è una delle mete più gettonate
di Nadia Baldi© Istockphoto | Caltabellotta
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Destinazione Sicilia per l’ancestry tourism. Ripercorrendo a ritroso le orme dei bisnonni che un tempo emigrarono dalla Trinacria, si possono scoprire i luoghi che, per molti, appartennero alle radici del proprio albero genealogico; quei borghi siciliani - che allora non promettevano opportunità e che fecero scappare 130 mila siciliani a cavallo fra 1800 e 1900 verso l’Europa e le Americhe, e poi 570 mila nel dopoguerra verso il nord Italia - oggi sono mete ambite di turismo da tutto il mondo.
Con l’ancestry tourism proposto da Rocco Forte, un italiano la cui famiglia emigrò nel 1911 in Scozia riuscendo a creare un impero di livello mondiale nel settore alberghiero, un imprenditore italo-britannico che adora la sua Italia, si è voluto soddisfare il desiderio che tanti come lui inseguono, ovvero realizzare un’esclusiva vacanza alle radici: fra le mete più richieste del viaggio verso le origini ci sono la valle del Belice, le zone interne fra Agrigento e Palermo, Corleone, Ribera, Caltabellotta, Sciacca.
Un team specializzato prima indaga in modo metodico su archivi civili ed ecclesiastici, per ricostruire l’albero genealogico dei discendenti, poi accompagna i neoarrivati nei paesi della Sicilia a ritrovare parenti talora mai conosciuti, ponendo come base di soggiorno il Verdura Resorts a Sciacca del gruppo Rocco Forte Hotels (www.roccofortehotels.com): una struttura di 230 ettari di campagna fra aranci, ulivi, palme, talassoterapia e green su una costa incontaminata, spiaggia privata per 2 chilometri e acqua trasparente. Da lì per strade poco trafficate, ammirando gli stessi orizzonti lunghi che hanno riempito le pellicole di Giuseppe Tornatore, si arriva a Sambuca di Sicilia nella valle del Belice (nota per essere stata devastata dal terremoto nel 1968) che si distingue subito per l’atmosfera dai contorni mediorientali, data la sua origine araba (830 d.C.), visibile nei particolari di alcuni palazzi e nelle stradine del centro; il borgo un tempo si chiamava Sambuca Zabut, in onore dell’emiro arabo Zabut che qui fece costruire un castello. Il paesaggio tutto intorno è caratterizzato da vigneti distribuiti a perdita d’occhio in modo ordinato e geometrico, che danno vita a vini eccellenti, custodi di sapori e di profumi che evocano epoche lontane. Dal Monte Adranone si gode un panorama mozzafiato, con le rovine dell’antica città, passata dal controllo dei Sicani poi di Greci, Cartaginesi e Romani. Sicani sono chiamati anche i Monti che si trovano nell’entroterra fra le province di Agrigento e Palermo, un territorio selvaggio e seducente con estesi pascoli e pendii brulli e solitari; un ambiente che pare senza tempo, lontano dal turismo di massa, benché l’accoglienza verso i visitatori sia curata in ogni minimo dettaglio.
A Sciacca sono le case sul porto ad ammaliare il viaggiatore, soprattutto quello che arriva da nord o dalle metropoli: dall’abitato pittoresco a ridosso dell’approdo dei pescherecci, attraverso scalinate ripide, decorate con le tradizionali ceramiche artistiche, si arriva a piazza Scandaliato, da cui parte un reticolo di stradine con palazzi storici ammirevoli. Fra questi lo Steripinto, un edificio in stile siculo-catalano dei primi del 1500; il Duomo, di impianto normanno, spicca per la sua facciata barocca, mentre nella chiesa di Santa Margherita si apprezza il portale gotico-rinascimentale. Chi ha avi di Sciacca ricorderà i racconti sui benefici delle acque termali e delle stufe (grotte naturali di vapore) di San Calogero decantate dai nonni siciliani.
Salendo via strada verso Caltabellotta lo scenario, soprattutto in estate, assume i toni del Far West, con colori dorati a perdita d’occhio; qua e là un “baglio”, il complesso di più edifici raccolti intorno al cortile; in lontananza qualche borgo e più giù il mare in contrasto cromatico forte.
Sarebbe una vera fortuna riuscire a imbattersi nei giorni della festa patronale, la Festa di Maria Santissima dei Miracoli di Caltabellotta, con la tradizionale ”Procissioni di l’oru” (sfilata del tesoro aureo e vestizione della statua con fuochi d’artificio per tutta la notte), appassionatamente sentita dagli abitanti, durante la quale vengono indossati abiti folkloristici e adornate strade e edifici. Fra le feste che il turismo delle origini propone di intercettare ci sono il Ballo dei Diavoli di Prizzi (due diavoli tentano di impedire l’incontro tra le statue di Cristo e della Madonna nella piazza del paese), la Festa della Madonna del Soccorso a Sciacca col rito della “fumata” (una nube di incenso si propaga nell'aria) per rievocare il miracolo della liberazione dalla peste nel 1626, la festa di San Leoluca a Corleone con la sfilata dei falò per le vie del paese e poi la festa della “cursa di Santu Luca” insieme a Sant’Antonio (due statue affiancate si salutano con l’inchino). Corleone ci sorprenderà: resa celebre dal film Il Padrino e dalla cronaca, questa cittadina appare quieta, adagiata su una collina circondata da vaste campagne, in uno splendido paesaggio naturalistico fra cascate fiabesche (le Due Rocche, sul fiume San Leonardo, le Gole del Drago) e boschi (Ficuzza, antica riserva di caccia dei Borbone), fra aree archeologiche (Monte Jato e Monte Maranfusa) e monumenti con tracce arabe, normanne e barocche, ed un suggestivo borgo fantasma, da tempo disabitato (Borgo Schirò).
Le informazioni per organizzare la vacanza nel passato delle nostre origini si trovano su https://www.roccofortehotels.com/hotels-and-resorts/verdura-resort/destination/ancestry-concierge/: l’itinerario ancestrale non è per il viaggiatore solo una vacanza nella Sicilia in cui il bisnonno giocava a nascondino nel granaio, ma anche un viaggio interiore che riempie la propria identità e riconnette con il luogo ed il tempo in cui tutto ebbe inizio.