Visuali inconsuete

Venezia: la grande bellezza vista dall’alto

Viaggio nella “città pesce” da un altro punto di vista

di Nadia Baldi
29 Ott 2024 - 06:00

La meraviglia di Venezia vista dall'alto

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© Istockphoto  | Venezia vista dall'aereo: la sua forma ricorda quella di un pesce (la "coda" è a destra, il "muso" a sinistra).
© Istockphoto  | Venezia vista dall'aereo: la sua forma ricorda quella di un pesce (la "coda" è a destra, il "muso" a sinistra).
© Istockphoto  | Venezia vista dall'aereo: la sua forma ricorda quella di un pesce (la "coda" è a destra, il "muso" a sinistra).

© Istockphoto | Venezia vista dall'aereo: la sua forma ricorda quella di un pesce (la "coda" è a destra, il "muso" a sinistra).

© Istockphoto | Venezia vista dall'aereo: la sua forma ricorda quella di un pesce (la "coda" è a destra, il "muso" a sinistra).

Guardare Venezia dall’alto è la grande bellezza: un fine settimana nella città lagunare passando dalle finestre del piano alto di palazzi storici alla cima dei campanili e alle altane permette di avere un’altra immagine, sognante e meno caotica della Serenissima.

Già prima di arrivare, dall’oblò dell’aereo a centinaia di metri di altezza, Venezia pare un’opera d’arte, un pesce in stile futurista. Poi camminando nel dedalo di calle e ponti il nostro viaggiatore raggiunge i luoghi di osservazione privilegiati, come ”el paron de casa”, il Campanile di San Marco per i veneziani, che con la sua struttura imponente - è alto oltre 98 metri - domina il cuore della città. Dalla prospettiva inusuale il “salotto più bello d’Europa”, ossia San Marco secondo Napoleone, si apprezza appieno l’opulenza della facciata in marmo della Basilica e il gioco di chiaro-scuro, prodotto dalle aperture nelle imponenti pareti delle Procuratie e dagli intarsi policromi nella pavimentazione. Da lassù si apprezza la leggerezza estetica del Palazzo Ducale, trionfo del gotico veneziano, la cui mole sta apparentemente in precario ma elegante equilibrio su colonnati esili. Passando dai tetti di Palazzo Ducale, Giacomo Casanova riuscì a fuggire dai Piombi nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre 1756.

Le cinque cupole della Cattedrale sono grandiose, ma guardando da lassù sembra di poterle afferrare fra le mani. Cinque sono anche le campane che alloggiano nel campanile: la più grande detta “Marangona”, la “Renghiera” che segnalava l’inizio delle esecuzioni capitali, la “Pregadì”, la “Nona” e la “Trottiera”. Guardando verso l’approdo ecco le due colonne con San Marco (il leone alato) e San Teodoro, là dove i condannati alla pena di morte venivano giustiziati; per questo i veneziani ritengono di malaugurio attraversare lo spazio tra le due colonne.

Punti di osservazione speciale su Venezia sono le altane, balconi caratteristici dei tetti veneziani risalenti al XIII secolo, immortalati nei dipinti di Bellini e Canaletto. L’altana più elevata è sulla Riva degli Schiavoni, in cima al maestoso palazzo “dalle cento finestre” in pietra d’Istria bianca, oggi il Relais&Châteaux Londra Palace Venezia (www.londrapalace.com). La vista da qui comprende tutte le isole da una parte e le Dolomiti dall’altra. Salendo sopra al quinto piano, passando per arredi classici contemporanei e tessuti del pregiato artigianato veneziano, nell’equilibrio di luce e forme fra boiserie e mosaici, si arriva in cima all’antico edificio con paesaggio mozzafiato sul bacino di San Marco; di fronte c’è l’isoletta che ospita il complesso di San Giorgio Maggiore, con l’abbazia progettata da Andrea Palladio che sembra poggiata sull’acqua e i meravigliosi giardini dentro ai chiostri; sulla destra la punta del sestiere Dorsoduro con la seicentesca Basilica di Santa Maria della Salute, il monumento di gratitudine eretto dopo la peste. Dall’altana più ricercata della Serenissima il nostro viaggiatore sperimenta il lusso e la sensualità di Venezia lontano dalle folle di turisti, sorseggiando un aperitivo galante al tramonto o ammirando i riflessi dell’aurora sui vetri soffiati delle polifore veneziane.

Dalle finestre del piano alto del palazzo (fino al 1900 due entità, Hotel d’Angleterre e Hotel Beau Rivage) il compositore russo Tchaikovskij contemplava l’unicità di Venezia per ispirarsi alla composizione della sua Quarta Sinfonia. Anche questo è un affaccio esclusivo che permette di allungare lo sguardo fino alla Basilica del Redentore e alla chiesa di Santa Maria della Presentazione, detta delle Zitelle, sulle isole della Giudecca; delle Zitelle perché comprendeva un ex ospizio per giovani ragazze povere, senza dote, quindi senza marito, che imparavano qui cucito o merletto, scongiurando la prostituzione.

Per una visuale interna al Canal Grande ci vuole la terrazza sul tetto del Fondaco dei Tedeschi - a due passi dal Ponte di Rialto -: un tempo questo palazzo era sede degli affari dei mercanti tedeschi; dopo un incendio devastante fu ricostruito e decorato esternamente da Giorgione e dal suo allievo Tiziano e quel che resta di questi affreschi viene conservato alla Ca’ d’oro in atmosfera controllata. La veduta consente di dominare il Canal Grande e di rimirare le sfarzose dimore patrizie, i balconi, gli abbellimenti talora decadenti che restituiscono una armonia misteriosa. Il ponte di Rialto col brulicare di turisti a ogni ora del giorno e della notte diventa un’architettura nuova, la sua curva si fa ancor più aggraziata e solida vista da quassù (necessaria la prenotazione), mentre la chiocciola della Scala  di Palazzo Contarini del Bovolo sembra più sinuosa.

Per cena si fa un’esperienza gastronomica da mise en place impeccabile nel raffinato dehors del Ristorante LPV, dove il tripartito menù gourmet dello chef Daniele Galliazzo - pesce nel Pescarìa, carne nel Beccarìa, vegetali nell’Erbarìa – rispecchia la varietà della cultura gastronomica del territorio, comprensivo di abbinamento con etichette di vini ricercati; i piatti signature, serviti in porcellane preziose di Limoges, sono le paste fresche di pane raffermo AOP, gli spaghetti fatti a mano al vitello e tartufo, la tartare di manzo e caviale ed i paccheri e garusoli (la lumaca di mare).  

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