Dalle dune selvagge alle curate dimore nobiliari e alle impervie cave di marmo
di Nadia BaldiIl mare d’inverno è diverso: con un weekend in Versilia il nostro viaggiatore può scoprirne il volto più straordinario della Toscana, meno mondano, ma che solo la lentezza della stagione fredda concede.
Partiamo da uno dei luoghi più incontaminati della costa toscana, la spiaggia della Lecciona. Si trova tra Viareggio e Torre del Lago ed è una rarità proprio perché selvaggia da sempre, senza stabilimenti balneari per chilometri e chilometri. Fa infatti parte del Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli (www.parcosanrossore.org), ed il suo pregio è che si presenta così come la natura l’ha forgiata, in costante trasformazione di stagione in stagione, circondata da una pineta rigogliosa che produce deliziosi e pregiati pinoli, con dune di sabbia naturali, ricoperte parzialmente da vegetazione e fiorite in primavera. E’ il paesaggio che si vede nei quadri dei Macchiaioli, quello che ispirò il genio musicale di Puccini.
Il musicista amava questa zona tanto che nel 1891 eresse la sua dimora a poca distanza da questa spiaggia, sul lago di Massaciuccioli, sempre parte del Parco di San Rossore; la villa Puccini ha un’impronta tipicamente liberty, oggi casa-museo che espone testimonianze delle sue creazioni operistiche e delle sue eroine, come Tosca e Madama Butterfly (www.giacomopuccini.it). Amava passeggiare anche nel parco della villa del suo vicino di casa e amico, Salvatore Orlando, che ci ha lasciato un piccolo paradiso naturale fra platani secolari, palme e rose; villa Orlando con la sua torre merlata è un esempio squisito di neogotico affacciato sulle rive del Lago di Massaciuccoli con una darsena privata per l’accesso al lago. Salendo verso la collina di Massarosa si incontrano le origini di questo territorio nell’area archeologica di Massaciuccoli: uno straordinario mosaico che ritrae mostri marini è il tesoro nascosto della Villa dei Venulei (I secolo d.C.), ma non da meno sono le Buche di Nerone, ossia le terme romane, da cui si gode un panorama senza confini sulla costa.
Questa parte di Versilia suscita da sempre un così grande fascino che anche le teste coronate la sceglievano per i propri soggiorni: l’ultima imperatrice d’Austria, Zita Borbone, ed anche la “signora di Lucca” Maria Luisa di Borbone, hanno vissuto a Villa Borbone (www.villaborbone.net), dall’architettura ottocentesca splendida, a cui appartiene un immenso parco, oggi suddiviso in due Riserve Naturali, rispettivamente chiamate “Lecciona” e “Guidicciona”, con l’obiettivo di tutelare le specie endemiche di rara bellezza che si incontrano passeggiando fra i tanti sentieri, magari accompagnati dal suono martellante del lavoro del picchio.
Con la stessa fine suggestione il nostro viaggiatore a fine giornata si accomoderà alla tavola del ristorante Il Porto (www.ristoranteilporto.eu), dalla cui grande terrazza, come sulla prua di una nave, sembrerà di toccare gli alberi delle lussuose e scenografiche barche a vela, gli arredi insoliti degli yacht fiammanti, ormeggiati nel porto di Viareggio; qui soddisferà il desiderio di assaporare una cucina di mare di alto livello, ricercato. Per dormire niente di meglio che una camera in stile liberty, in perfetta sintonia con il paesaggio architettonico della passeggiata di Viareggio: al Principe di Piemonte, di fronte al mare (www.principedipiemonte.com) o anche a Villa Tina (www.villatinahotel.it) nel cuore della passeggiata dello shopping.
Al mattino il nostro viaggiatore farà una sosta a Piatrasanta, un salotto accogliente dove tutto sa di arte, dove la creatività si coniuga con la poesia e la libertà di linguaggio, dove artisti come Fernando Botero e Igor Mitoraj e prima di loro Giosuè Carducci, che vi nacque, hanno trovato il luogo ideale per esprimere il proprio talento. Il Duomo di San Martino, dalla facciata interamente in marmo bianco, è incastonato nella piazza principale del paese, da cui dipartono viuzze strette che ospitano negozi di antiquari e botteghe di marmo. Qua e là opere contemporanee di Fernando Botero e di Igor Mitoraj, che creano un’inedita armonia pur nella differenza di stili. Prima di spostarsi vale la pena di fare una camminata rigenerante nel parco della Versiliana, una selva di lecci, querce e ontani, all’interno della cui villa Gabriele D’Annunzio soggiornò i primi del Novecento, traendoone ispirazione per “La pioggia nel pineto” (http://versilianafestival.it/il-parco-della-versiliana/).
Girando le spalle al mare un monumento naturale mastodontico ci toglie il fiato. Le Alpi Apuane. Così aspre e solcate risultano inospitali; eppure vi crescono spontaneamente piccole ma mirabili orchidee selvatiche. Da lontano quelle coste bianche danno l’illusione che le vette siano ricoperte di neve in ogni stagione; invece si tratta delle ferite profonde delle cave di marmo, presenti ad ogni altitudine, da cui da secoli si estrae materiale di pregio richiesto in tutto il mondo. Per farsi un’idea dell’eccezionalità di questi paesaggi è necessario visitarle. Al primo impatto si avverte un senso di solitudine, a tratti inquietante. Poi ci si sorprende ad ammirarne i tagli netti come fossero sculture in un museo open air di grande effetto. Già Michelangelo Buonarroti veniva fin quassù a scegliere personalmente il blocco di marmo su cui poi scolpire le sue opere. I marmi venivano trasportati giù fino alla costa, depositati nei magazzini nei pressi del fortino di controllo (costruito nella seconda metà del 1700, da cui poi il nome Forte dei Marmi), e poi portati al pontile per l’imbarco. Nelle cave di Carrara nel 1876 fu aperta perfino una linea ferroviaria, la ferrovia marmifera, che ha funzionato fino al 1964, operando il trasporto dei materiali fino al porto di Carrara; oggi nella stazione di Fantiscritti si può visitare il museo e fare anche il tour delle cave (tel. 0585 70981 oppure rivolgendosi a www.marmotour.com). Da non perdere le cave di Colonnata, il paesino pittoresco noto per il suo lardo, così speciale perché lasciato maturare nel marmo, un prodotto povero che, dicono con orgoglio i produttori, è arrivato sulle tavole dei ricchi: in questo caso il marmo funge da scrigno, mentre il tesoro è pronto per essere mangiato (sosta alla larderia Mafalda, www.anticalarderiamafalda.com).