© Istockphoto | La cascata delle Due Rocche
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Cascate, monasteri e animali selvatici dell’antica Sicania, la parte centrale dell’isola
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Sicilia, isola del sole, del buonumore, delle vacanze, dei fasti antichi, del mare ma anche dell’entroterra: un itinerario attraverso l’antica Sicania riserva appaganti sorprese. Sicania era la parte centrale dell’isola, da nord a sud, fra la terra degli Elimi a occidente e quella dei Siculi a oriente, come ci ha raccontato lo storico Diodoro Siculo.
Arrivando da Palermo il nostro viaggiatore scende verso sud in auto o in moto percorrendo la ss118 per Corleone-Agrigento, strada panoramica, lenta e poco frequentata se non dagli autoctoni. Attraversiamo il Parco dei monti Sicani e raggiungiamo la Riserva naturale del Bosco di Ficuzza, verde rigoglioso e fauna rara. All’interno della riserva si trova la maestosa Real Casina di caccia, un palazzo reale fatto costruire nel 1799 da re (vicerè) Ferdinando III di Sicilia, durante il periodo di dominazione spagnola, che la volle come tenuta estiva per la caccia, per scappare dalla confusione e dal caldo cittadino, risiedendo solitamente nel Palazzo dei Normanni a Palermo. Si tratta di un edificio imponente, una reggia più che una casina, con una facciata austera, dominata dalla scultura del dio Pan e della dea Diana che siedono accanto allo stemma borbonico. Al piano nobile si trova una bellissima sala reale, segno della vita di un’antica aristocrazia sopravvissuta solo nei libri. Da qui poi, camminando per la vasta riserva si raggiunge la Rocca Busambra, 1600 metri di altitudine con panorama mozzafiato con un precipizio sulla foresta che fa venire i brividi (non adatta a chi soffre di vertigini).
Alla Cascata Gola del Drago invece ci si muove via terra o via acqua: se il periodo non è troppo siccitoso nelle profondità di questa sorta di canyon si forma un corso d’acqua con una pendenza e dei salti così scoscesi da generare delle splendide cascate, ideali anche per le esercitazioni degli esperti di canyoning. La vegetazione è rigogliosa, la temperatura è sempre fresca, piacevole anche d’estate, le specie vegetali registrate sono oltre un migliaio e la fauna che qui vive in pace dà al viaggiatore la possibilità di vedere begli esemplari di uccelli rari che sorvolano l’area. Prima di ripartire vale la pena di fare un giro del piccolissimo borgo di Ficuzza, dove par d’essere in un altro mondo, impreziosito da angoli di modernità superata, tipo la stazione ferroviaria, funzionante con binario a scartamento ridotto fino a sessantuno anni fa e oggi trasformata in struttura ricettiva.
Navigatore puntato a sud verso la zona di Cammarata e San Giovanni Gemini. Nell’area della Montagnola si trova una cavità carsica con una sorgente di acqua sulfurea che dà origine al nome “Grotta dell’acqua fitusa” (ossia maleodorante in dialetto). La storia di questo sito è antichissima, come testimoniano le tracce di presenza umana risalenti al Paleolitico superiore conservati presso il Museo archeologico di Agrigento. L’itinerario per raggiungere questa grotta, arrivando da San Giovanni Gemini (dalla Contrada Puzzillo a piedi oppure dalla strada provinciale 58 comodamente su un mezzo motorizzato o in bici) è rilassante, si attraversano aree di eccezionale pregio naturalistico ed aree rurali, con coltivazioni che, insieme, regalano scorci di una Sicilia inedita: questo costone calcareo si erge in mezzo alla vegetazione, nascosta nella quale una serie di sorgenti di acque termali sfocia e si addentra in cavità interessanti. La Grotta dell’Acqua Fitusa ha una volta maestosa di circa 20 metri per 50 metri. Non è raro vederci dei pipistrelli.
Volendo godersi la Sicania per intero l’ideale sarebbe percorrere il Cammino di Santa Rosalia, 187 chilometri di strade ferrate, ex trazzere e sentieri battuti, che collegano il santuario di Santa Rosalia di Monte Pellegrino a Palermo fino all’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina in provincia di Agrigento. Un percorso spirituale dedicato alla protettrice di Palermo e allo stesso tempo un viaggio naturalistico avvolgente e faticoso come sappiamo debba essere ogni pellegrinaggio (tema di viaggi che quest’anno si dimostra decisamente trendy); tuttavia nessuno ci obbliga a farsela tutta a piedi: alternative interessanti sono girare a bordo della moto o ancor più in auto d’epoca, su cui si coglie la bellezza del cammino senza sudare troppo.
Per il nostro viaggiatore non può mancare una sosta di piacere nel passato: da visitare e da godere il Castello di Falconara, un possente gioiello medievale dalla ben conservata struttura aragonese che domina una aggraziata altura proprio davanti alla spiaggia bianca di Butera, in provincia di Caltanissetta. Il suo nome è dovuto alla torre centrale, che veniva usata per custodire i falchi allevati per la caccia; il parco che circonda il Castello è splendido, ricco di palme e di essenze storiche, tra cui un raro e profumatissimo fico d'India a pale rotonde. La discesa al mare, alla spiaggia privata e isolata fa sentire appieno l’esclusività del posto. Il Castello del resto ha mantenuto arredi nobili e trascorrerci qualche giorno potrebbe illudere l’ospite che viaggiare nel tempo sia possibile.
Ultima tappa su un itinerario che trascende la realtà è quello che porta al Monastero bizantino di Santo Stefano Mèlia, nei pressi di Castronovo di Sicilia. Dalla provinciale per Pizzo Stagnataro non si può far a meno di notare un imponente caseggiato che domina un colle noto come Masseria di Mèlia. La struttura rettangolare attraverso un arco dà accesso al baglio, quasi una fortificazione che protegge con alte mura un’austera fontana ottagonale tipica della tradizione bizantina, messa in risalto da un basamento di forma analoga. La struttura purtroppo non è ben conservata, ma la cosa passa in secondo piano grazie alla contemplazione del paesaggio. Le origini del sito risalgono al V secolo d.C., e di lì a poco per volere di Papa Gregorio Magno il monastero di Santo Stefano di Mèlia assunse importanza tale da avere alle sue dipendenze due monasteri e cinque feudi con rispettivi castelli e casali. Da qui si ammira il Lago Fanaco fra scorci di campagna verde o dorata in base alla stagione. E poi silenzio.