Adriatico da esplorare

Costa dei trabocchi: l’Abruzzo dei pescatori

Affascinanti passerelle dall’antica storia che si addentrano nel mare 

06 Lug 2021 - 06:00
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© Istockphoto  | La costa di San Vito Chietino con i suoi trabocchi
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Circa 60 chilometri di costa abruzzese da spalancare gli occhi per la meraviglia: i trabocchi arredano il litorale da secoli, un tempo in qualità di “macchine da pesca”, oggi invece come location sospese tra mare e vento, piene di fascino, dove mangiare o godersi momenti speciali. Tra Ortona e Vasto il nostro viaggiatore incontra queste strutture, di cui anche D’Annunzio scrisse, destinate alla pesca, pensate per proteggere i pescatori dalle mareggiate e in grado di ottenere il pescato anche nei giorni di mare grosso, quando le barche non avrebbero potuto uscire. Come palafitte già dal Medioevo o, secondo alcune ipotesi, dall’epoca preromana, questi edifici realizzati in autonomia dai pescatori interamente in legno caratterizzano la costa meridionale dell’Abruzzo, diventando l’attrazione verso un mare che già di per sé riserva emozioni per le tante forme in cui si presenta: spiagge di sabbia fine, ciottoli o scogliere da cui ammirare albe da sogno.

I trabocchi sono ancorati totalmente nel mare a distanza variabile dalla costa, comunque lontani abbastanza da consentire di raggiungere acque sufficientemente profonde per avere buone quantità di pescato, collegati alla terra ferma per mezzo di una passerella che a prima vista può sembrare pericolante, ed invece è lì che resiste alle forze della natura da secoli. Francavilla al Mare, Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto, San Salvo sono le mete che il nostro viaggiatore deve raggiungere per vederli e provarli.  

Il Trabocco di Punta Aderci si trova vicino a Vasto nella Riserva Naturale Regionale Punta Aderci che tutela uno dei tratti più spettacolari del litorale abruzzese. Distese sabbiose che incrociano scogliere per creare baie intime e suggestive. Dal promontorio di Punta Aderci poi si domina la costa, dipinta di verde, di giallo e d’oro – vigneti, campi di grano e la bellissima spiaggia selvaggia di Punta Penna. In questo scenario solitario ma accogliente si erge - come un’opera d’arte - il trabocco, con una coda lunga (la passerella) verso la riva ed una proboscide (i pennoni) protesa verso il largo.

Il nostro viaggiatore raggiunge nella seconda tappa il promontorio di Capo Turchino nei pressi di San Vito Chietino: il Trabocco Turchino si trova proprio alla base del promontorio dannunziano e lo si raggiunge scendendo dal paese stando attenti alla segnalazione a ridosso di una curva, come indica lo stesso poeta (“Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale", da “Il Trionfo della Morte”). Nel 2018 il Trabocco Turchino è entrato nel censimento dei “Luoghi del cuore” del FAI, classificandosi al 14° posto della classifica nazionale e al 1° posto della classifica regionale. Per ammirare appieno la bellezza di questo tratto di mare bisogna raggiungere l’Eremo dannunziano, a picco sul mare, in contrada delle Portelle a San Vito, il luogo amato dove il vate soleva scrivere.

Scendendo poco più a sud verso Rocca San Giovanni il nostro viaggiatore arriva al Trabocco Punta Cavalluccio, il più noto dei tre trabocchi appartenenti alla Famiglia Verì, la più antica fra i traboccanti. Impavidi costruttori, misero a punto un sistema architettonico, basato sull’uso di legno di quercia e leccio presenti sulla costa, adattato a maree, venti, strategie di pesca. Oggi la generazione giovane dei Verì ci trasmette quell’eredità nel Trabocco Punta Cavalluccio (di Tommaso Verì), e poi nel Trabocco Punta Spezza Catene e nel Trabocco Punta Torre. Tutti visitabili, tutte location incantevoli per servizi fotografici memorabili, che diventano puro piacere quando seduti tra mare e cielo al Punta Cavalluccio, ci si lascia trascinare nella storia dei sapori di mare, genuini e tipici della terra d’Abruzzo, assaggiando l’insalata di polpo, le sagnette con pelosi, alici e calamari, la pepata di cozze o le cozze ripiene.

Per immergersi completamente nell’enogastronomia abruzzese il Castello di Semivicoli di Les Collectionneurs è ideale: appena alle spalle della costa dei Trabocchi un castello dall’irresistibile charme attrae i visitatori con la sua struttura imponente e con il lusso che si apprezza nei materiali pregiati e ricercati; ricco di fascino antico per la sua aura misteriosa, il castello strega il nostro viaggiatore con le etichette della cantina dal nome “Casa del vino” Masciarelli. Dopo la degustazione pernottare in una delle suite selezionate sembrerà un sogno (www.castellodisemivicoli.com).

Al mattino si riparte verso il Trabocco Pesce Palombo a Fossacesia. Il miglior mezzo per raggiungerlo sarebbe la bici dal Castello verso la costa, oppure si potrebbe selezionare un tratto di litoranea da fare pedalando lentamente di trabocco in trabocco. Pesce Palombo è un ristorante di grande impatto, ex palafitta, che ripercorre la tradizione della cucina marinara dell’Adriatico e quella di terra abruzzese e le coniuga con l’innovazione; l’aspetto apparentemente spartano emoziona, soprattutto quando si scopre invece l’accuratezza romantica dei dettagli degli arredi. Da vedere qua vicino l’antica abbazia di San Giovanni in Venere. Poi sempre su due ruote la strada conduce agli altri trabocchi disseminati lungo il litorale e si addentra nei piccoli centri come il borgo medievale di Rocca San Giovanni (poco sopra a contrada Vallevò dove si trova un altro Trabocco, il Punta Isolata) o la splendida Ortona, perla dell’Adriatico.
 

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