© Istockphoto | La torre aragonese Guaceto, che il nome alla riserva e alla zona
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Un’area marina protetta adiacente a una riserva naturale terrestre: tra conservazione e sviluppo sostenibile
© Istockphoto | La torre aragonese Guaceto, che il nome alla riserva e alla zona
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Oltre tremila ettari di natura incontaminata e ancora selvaggia, otto chilometri di costa con mare cristallino e azzurrissimo, zone umide che si alternano alla macchia mediterranea: siamo in Puglia, sulla costa adriatica dell’Alto Salento, nella Riserva naturale dello Stato e nell'Area Marina Protetta di Torre Guaceto, situata tra Brindisi e Carovigno in una regione di grande bellezza e interesse naturalistico. All’interno della riserva si trova un’antica torre costiera di avvistamento, chiamata Guaceto, da cui la riserva prende nome. L’area è davvero speciale perché è composta da due distinte zone protette: una marina e l’altra terrestre, gestite da un unico ente.
Il centro della Riserva è costituito proprio dall’antico edificio militare aragonese, risalente al Cinquecento: il suo nome, Guaceto, evoluzione dell’antico toponimo arabo Gawsit, che significa “acqua dolce”, rivela che questa zona costituiva un approdo sicuro in cui le navi potevano sostare e rifornirsi di acqua e delle derrate fresche di cui avevano bisogno. Tutto intorno alla torre domina la natura: attraversando la regione a volo di uccello, dal mare verso l’entroterra, si osserva il susseguirsi di ambienti diversi: prima il mare, con i suoi fondali nei quali prospera una importante prateria di posidonia oceanica e, nei punti più profondi, il coralligeno; segue il litorale con le spiagge e le dune sabbiose, che lentamente cedono il posto qua e là a zone umide e alla macchia mediterranea, infine i campi coltivati e gli uliveti.
Torre Guaceto è un'area di importante biodiversità: in quest'ambiente trovano rifugio numerose specie animali, diverse per caratteristiche e abitudini: i più fortunati possono avvistare qualche timido mammifero notturno, tra cui il tasso, la donnola o la faina, che di giorno per lo più si nascondono nelle loro tane scavate nel terreno, ben mimetizzate nella vegetazione. Tra gli uccelli che fanno sosta nella Riserva, si possono avvistare numerosi passeriformi, tra cui il pendolino e l'usignolo di fiume, ma anche uccelli di dimensioni maggiori come il porciglione, gli aironi, il tarabuso e anche alcuni rapaci, tra cui il falco di palude.
Torre Guaceto continua dunque a essere un luogo sicuro per numerose specie marine e terrestri. Qui tornano alla vita gli esemplari messi in pericolo dall’impatto antropico esercitato sul mare e sulla terra. Per difenderli e tutelarli il più possibile, il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto ha aperto due strutture a loro dedicate: il centro recupero fauna selvatica ed il centro recupero tartarughe marine, con l’intento e l’obiettivo di preservare i sistemi ecologici presenti, di ripristinare i luoghi degradati e di promuovere modelli di sviluppo territoriale sostenibili. Nella fase attuale, inoltre, l’ente sta lavorando in rete con altre realtà pugliesi per il tracciamento degli spostamenti delle tartarughe marine a seguito della liberazione. Grazie ad un trasmettitore satellitare, infatti, gli operatori possono visionare i percorsi di mare battuti dagli esemplari curati presso il proprio centro. Il fine ultimo è quello di aumentare i livelli di tutela della specie in tutto il Mediterraneo.
La necessità di tutelare e proteggere quest'oasi naturale è stata avvertita intensamente fino dagli anni Settanta: è stata la marchesa Luisa Romanazzi Carducci membro del direttivo del WWF Italia, a iniziare a combattere per preservarla. Nel corso degli anni è stato sventato il progetto di costruire qui persino una centrale nucleare, oltre a un certo numero di lottizzazioni per insediamenti turistici. Per fortuna, alla fine Torre Guaceto è diventata un'area protetta e si conserva in tutta la sua selvaggia bellezza fino ad oggi.
Molte zone dell’area sono comunque fruibili anche turisticamente, pur nel rispetto delle normative di tutela. Nella parte Nord della zona costiera è possibile andare in spiaggia e fare il bagno a Punta Penna Grossa, dove è disponibile un’area attrezzata con ombrelloni e lettini. Il mare è bellissimo, con il suo colore blu intenso e le sue acque cristalline.
In questa zona è stato anche ideato un modello di pesca sostenibile, Nel rispetto del mare e insieme dei pescatori locali: la pratica di pesca condotta a Torre Guaceto è oggi presidio Slow Food, così come il pomodoro fiaschetto, un’antica cultivar riscoperta grazie all’impegno del Consorzio e degli agricoltori della riserva, coltivato nelle aree agricole dell’area protetta.
La Riserva è una meta turistica sostenibile certificata CETS (Carta europea del turismo sostenibile), un riconoscimento assegnato all’Area Marina Protetta nel 2016 ed ora la procedura è in fase di rinnovo.