In Bhutan, dove lo yeti è specie protetta
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Un paese ricco di misticismo, ancorato a tradizioni ancestrali e a un rispetto totale per l’ambiente naturale
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Il Bhutan fino agli anni 70 era una delle nazioni più isolate e inaccessibili del pianeta, fermo ad un Medioevo feudale: non c'erano strade né aeroporti, per accedervi occorreva un invito personale del re, non possedeva moneta, telefoni, scuole, ospedali, poste, alberghi, televisione. Oggi il Bhutan ha fatto passi da gigante, con una crescita prudente e controllata, senza rinunciare al passato. I monaci ora trascrivono il sacri testi sui computer, ci sono internet e i telefonini ma i giovani si divertono ancora con il tiro con l'arco, lo sport nazionale, e non si perdono gli tsechu, le coreografiche feste religiose e popolari vecchie di secoli.
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La riserva naturale dello yeti - I bhutanesi diffidano della ricchezza perché temono i danni che potrebbero derivare alle loro tradizioni culturali. Addirittura è l'unico posto al mondo a possedere una riserva per preservare l'habitat dello yeti, l'abominevole uomo delle nevi coperto di peli e con i piedi al contrario, capace di rendersi invisibile. Alla cui esistenza credono quanto a quella degli spiriti maligni, tanto che ogni casa possiede un acchiappafantasmi per intrappolarli e sulle pareti esterne campeggiano enormi falli come segno di prosperità. L'operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (www.viaggilevi.com), specializzato in turismo culturale a valenza etnografica, propone in Bhutan un originale itinerario di 13 giorni dedicato alle regioni centro-occidentali, in occasione dei principali festival religiosi.
Una strepitosa varietà faunistica - Esistono tre zone geografiche e climatiche differenziate: a nord le vette himalayane alte fino a 7.500 m e con il 20 % di nevi perenni con clima e vegetazione alpina, al centro erte montagne segmentate da profonde vallate difficili da superare ricoperte da foreste temperate, a sud colline e pianure quasi a livello del mare dal clima tropicale; il tutto in uno spazio di appena 150 km. Questa rilevante varietà ambientale produce anche notevoli differenze in termini di flora, fauna ed ecosistemi. Le foreste ricoprono il 72 % del territorio con 5 mila specie di piante, 300 di erbe medicinali e 457 di funghi, 165 mammiferi con specie rare come hangar dorato, leopardo delle nevi panda rosso e tigri, 675 varietà di uccelli; oltre un quarto del territorio risulta protetto, anche se caccia e bracconaggio sono addirittura inconcepibili.
Feste e tradizioni - Ovunque il paesaggio risulta dominato dagli dzong (ce ne sono 1.300, con 6 mila monaci), imponenti costruzioni situate in punti strategici nello stesso tempo monasteri, templi, fortezze militari e centri amministrativi, che da sempre svolgono un'imprescindibile controllo sul territorio. Esiste poi una quantità incredibile di edifici religiosi: i goemba sono monasteri buddisti ubicati spesso in luoghi appartati e di non facile accesso, contenenti uno o più templi con le cappelle di preghiera, gli altari e le statue delle divinità. Gran parte degli dzong e dei monasteri organizzano una grande festa annuale, le quali costituiscono momenti di intensa suggestione scenografica e di aggregazione sociale, con musiche, danze, canti, rappresentazioni teatrali, cerimonie religiose, preghiere, processioni votive, benedizioni e mercatini, che durano tre giorni dall'alba al pomeriggio, il tutto al suono di tamburi, gong, trombe e cimbali. Dato il loro elevato numero, in ogni momento dell'anno se ne svolgono diversi in contemporanea. Un'unica avvertenza per i potenziali visitatori: se siete fumatori scordatevi di poter andare in Bhutan, perché dal 2004 – primo paese al mondo – è vietato fumare ovunque.