© Ufficio stampa | Foto: Gallo Rosso, Frieder Blickle
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Rientro a valle dopo l’estate in altura: da ammirare nei prossimi week end
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“Settembre, andiamo. È tempo di migrare” scriveva D’Annunzio con nostalgia a proposito della transumanza delle sue terre natìe; a inizio autunno questa cerimonia vede al centro dell’attenzione il bestiame nel momento dei suo rientro a valle, in un percorso che stringe il legame uomo-animali come fonte di vita, quasi in ossequio alla natura. Dal 2019 è anche un bene culturale immateriale patrimonio dell’umanità Unesco: nonostante le restrizioni per il Covid-19 e pur essendo stati ridimensionati gli eventi, il nostro viaggiatore può cogliere l’occasione per andare a vedere con i propri occhi di che cosa si tratti e come si svolga questo spettacolare rientro dall’alpeggio sulle montagne dell’Alto Adige.
In Val Senales il numeroso gregge di pecore è già stato riportato a valle, circa 40chilometri di cammino, per non mettere a rischio la salute e la buona riuscita della produzione, dato che intorno al ghiacciaio le temperature si sono già abbassate. In altre zone dell’Alto Adige ogni week end fino ad ottobre inoltrato gli animali, pecore e mucche per lo più, percorrono lunghi sentieri scendendo fra i pascoli in gruppo ordinato, come si trattasse di una coreografia concordata.
Sabato 3 ottobre al mattino possiamo assistere al passaggio di mucche, cavalli, capre e pecore che rientrano dalle splendide malghe dell’Alpe di Siusi fino a Castelrotto (www.seiseralm.it). Dopo un’estate di libertà sui prati verdi dell’Altopiano più grande d’Europa, seguendo la tradizione, i pastori si occupano di adornare e abbellire gli animali, pur non potendo contare sul consueto festeggiamento con la folla che applaude. Prima di partire dalla malga i contadini assegnano un campanaccio ad ogni animale: gli strumenti più potenti vengono allacciati al collo degli animali più forti ed esperti nel farli suonare; i campanacci grandi però sono molto costosi, perciò solo i contadini abbienti possono permetterseli; si tratta di strumenti scelti dal contadino non solo in base alla dimensione, ma anche in base al suono, che deve accordarsi con quello degli altri campanacci del gruppo. Poi viene il momento della vestizione degli animali, di solito solo i primi e più importanti della mandria e del gregge, con composizioni floreali diverse per ogni bestia a base di rododentri e pino mugo per invocare protezione, e con specchietti e nastri utili ad allontanare gli spiriti maligni insieme al suono incessante dei campanacci, e allo stesso tempo come segno di ringraziamento per aver mantenuto sano il bestiame ed aver ricevuto un generoso raccolto. La sfilata delle mucche è guidata da una mucca-guida con due altre a seguire, anch’esse tra le più esperte del percorso e affidabili nello stabilire il passo. Nel caso in cui nella famiglia del contadino si fosse verificato un lutto, la mucca-guida indosserebbe un nastro nero, mentre le sarebbe tolto, come anche alle altre, il campanaccio, in segno di rispetto per il defunto. I pastori con i propri familiari indossano gli abiti tradizionali, colorati, ben cuciti e curati, come si conviene in uno degli eventi agro-pastorali più importanti dell’anno.
La transumanza non si svolge solo sulle regioni alpine: anche gli Appennini conservano l’antico rito, tanto che in Abruzzo, motivati dall’obiettivo di custodire i tesori del paesaggio e della sua cultura, i pastori con il proprio bestiame (oppure senza, con soli fini di trekking paesaggistico) continuano a percorrere il Tratturo Magno, 245 chilometri circa di larga via erbosa tracciata da secoli e protetta da specifiche leggi, dalla montagna aquilana alla pianura pugliese, verso Foggia, e viceversa. Durante questi “pellegrinaggi” stagionali furono anticamente erette chiese e punti di ristoro, che insieme svolgevano funzioni spirituali, commerciali - con mercati e fiere - e perfino culturali, grazie ai contatti fra famiglie, venditori e compratori, artigiani, viandanti che questi punti di incontro comportavano.
La transumanza tuttavia era e rimane un viaggio faticoso (i tratturi della transumanza abruzzese sono lunghi oltre un centinaio di chilometri, che il nostro viaggiatore può ammirare assistendovi in una minima parte, e che va apprezzato come eredità della cultura contadina e salvaguardato come impronta della storia del nostro paese - da molti dimenticata - e rispettato come sacrificio dell’uomo che, nel rispetto degli equilibri della natura, garantisce di non sciupare le meraviglie della terra.
A Genova si può approfondire la conoscenza della transumanza con la mostra “Sulle tracce dei pastori in Liguria. Eredità storiche e ambientali della transumanza”, allestita all’Archivio di Stato di Genova, che ripercorre l’intero territorio regionale alla scoperta delle tracce lasciate dalla vita pastorale. E’ visitabile fino al 5 dicembre 2020 e prevede la prenotazione obbligatoria (www.archiviodistatogenova.beniculturali.it)