I piaceri del viaggio

Turismo enogastronomico: il cibo sempre più protagonista delle vacanze

Continua una crescita a doppia cifra: i food lovers a caccia soprattutto di vino, olio e tipicità agroalimentari

16 Dic 2024 - 12:15
 © Istockphoto

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Mangiare bene è una delle ragioni che rende una vacanza bella e indimenticabile: in effetti il turismo gastronomico non conosce crisi e continua a crescere, segnando un +12% sul 2023 e +49% sul 2016. Lo evidenzia la settima edizione del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, dedicata al 2024 e presentato a Parma. Il 70% degli intervistati dichiara di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con questa motivazione primaria, alla ricerca in particolare di vino, olio e di tutte le altre tipicità agroalimentari del territorio italiano. Anche per i turisti europei, il cibo è, insieme a natura e cultura, tra le esperienze che più si desidera godere durante una vacanza.
 
Sono questi alcuni dati evidenziati dalla nuova edizione del Rapporto, curata come di consueto da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, con il supporto di Visit Emilia e Valdichiana Living, il patrocinio di Federturismo, Fondazione Qualivita, Iter Vitis Les Chemins de la vigne en Europe, e la collaborazione dell’Università degli studi di Bergamo, Economics Living Lab e TheFork. 

IN VACANZA IN CERCA DI COSA BUONE - I dati del Rapporto certificano che si è ulteriormente consolidato il legame tra gli italiani e il viaggio alla ricerca di cose buone, con sette connazionali su dieci che si sono messi in viaggio almeno una volta negli ultimi tre anni soprattutto con questo scopo. Mentre il turismo domestico generalista ha segnato un calo nel corso dell’ultima stagione estiva, quello enogastronomico ha confermato il suo ampio bacino di domanda, stimato in 14,5 milioni di potenziali turisti del gusto. Le mete dei food lovers sono soprattutto all’interno dei confini nazionali (64%), con particolare predilezione per la Toscana, seguita da Emilia-Romagna e Puglia. Condividono questa passione anche i turisti europei: il 15,3% della popolazione del Vecchio Continente (circa 20,6 milioni di potenziali turisti) ha dichiarato di essere in cerca di buon cibo nei viaggi in programma per questa stagione invernale, a prescindere dalla tipologia di viaggio (mare, city break, cultura e outdoor). Ed è alto anche l’interesse per le mete e le attrazioni a tema cibo dei mercati long-haul: in particolare svettano le destinazioni dell’Estremo Oriente, come Giappone, Corea del Sud, Cina, e il Brasile.

LE ESPERIENZE DI VIAGGIO - Il Rapporto mette in luce, tra chi parte in cerca di esperienze gastronomiche, cinque nuove tribù di viaggiatori:
--  I Ricercatori (42,1%): viaggiano per provare nuove esperienze di gusto, per entrare in contatto con la comunità locale ed immergersi nella cultura della meta visitata.
- I Festaioli (23%): sono turisti che si avvicinano con una certa “leggerezza” all’enogastronomia, vista come una “scusa” per stare in compagnia e divertirsi.
- Gli Intellettuali (19%): il loro motto è “viaggiare per arricchire il proprio bagaglio culturale”.
- I Figli dei Fiori (11,5%); vedono nel viaggio enogastronomico un’occasione per pensare al proprio benessere psico-fisico e volersi bene.
- Gli Edonisti (4,3%): per loro il viaggio enogastronomico è l’occasione per concedersi un lusso. 

I SAPORI PROTAGONISTI – Il prodotto italiano considerato più rappresentativo in ambito agroalimentare è il vino, con il 38,1% delle preferenze. Seguono, nell’immaginario collettivo nazionale delle icone enogastronomiche del Belpaese, l’olio extravergine di oliva (24%), la pizza (22%), la pasta (15%) e i formaggi (11%). A questa ricchezza si unisce la percezione diffusa di un patrimonio unico, genuino, diffuso sull’intero territorio e di qualità. Il Rapporto 2024, inoltre, ha mappato, grazie alla collaborazione con The Fork, le cucine regionali più diffuse. In Italia spicca quella toscana (17,3% dei ristoranti della piattaforma), seguita dalla cucina piemontese e da quella siciliana. Tra gli stranieri, invece, emerge la forza della cucina campana/napoletana.

L’IMPATTO ECONOMICO - Per la prima volta il Rapporto fornisce anche dati sul valore economico del turismo enogastronomico, grazie alla collaborazione con Economics Living Lab, spin-off dell’Università di Verona. L’impatto economico e sociale è significativo: con un contributo pari a oltre 40 miliardi di euro per l’economia italiana nel 2023 – di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto –, con un rapporto benefici/costi pari a 6,9. Si tratta di un contributo importante, con un forte potenziale di crescita e un impatto non secondario sull’occupazione e nella distribuzione del reddito.

TURISMO STRATEGICO, LE AZIONI PER COMPETERE - il Rapporto 2024 si conclude con una parte propositiva, per sfruttare pienamente il potenziale del turismo enogastronomico, con dieci azioni proposte.  Tra queste spiccano: le modifiche normative per facilitare le imprese produttive nella realizzazione di un’offerta enogastronomica efficace e qualificata: occorre consentire alle imprese di esercitare le attività turistiche senza ostacoli burocratici (semplificazione) e approvare norme che agevolino la collaborazione flessibile con figure professionali specializzate, disponibili a chiamata; la realizzazione di infrastrutture e attrazioni dedicate: occorre creare musei nazionali del cibo, dedicati a eccellenze italiane come il vino, l’olio, la pizza e altri prodotti tipici; migliorare l’accessibilità e i collegamenti verso le aree rurali e interne; l’investimento in formazione e innovazione tecnologica: è necessario formare professionisti capaci di mettere in rete i produttori, creare percorsi turistici e supportare le aziende nella commercializzazione delle esperienze e favorire l’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare la gestione turistic; un nuovo modello di governance, attraverso la creazione di un soggetto inclusivo per condividere le azioni tra gli attori coinvolti (Assessorati, Camere di Commercio, DMO, Strade del Vino, consorzi di produttori, Distretti del Cibo) per pianificare strategie e azioni di promozione comuni; la realizzazione di un piano nazionale di comunicazione e promozione: è necessario sviluppare un sito nazionale dedicato all’enogastronomia, partendo dall’enoturismo, sul modello di quanto già realizzato in Francia e Portogallo, e creare un ufficio stampa internazionale dedicato alla gastronomia italiana, con il compito di potenziare la presenza dell’Italia nei circuiti di eventi internazionali, e promuovere l’organizzazione di fiere e saloni B2B dedicati al turismo enogastronomico. “Queste azioni – conclude Roberta Garibaldi - rappresentano i pilastri per trasformare il turismo enogastronomico in un volano di crescita sostenibile, capace di esaltare le identità territoriali, promuovere l’innovazione e garantire benefici economici, sociali e ambientali.

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