Folclore e tradizione

In Alta Badia rivivono le nozze contadine

Un corteo folcloristico tra antiche slitte e pittoreschi costumi tradizionali

02 Feb 2015 - 17:42
 © ente-del-turismo

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Una tradizione antica si trasforma in evento turistico, per animare l'atmosfera al termine di una giornata sugli sci: a Badia, sulle nevi delle Dolomiti, martedì 3 febbraio si celebra la “Noza da Paur”, ovvero il matrimonio secondo l'antico rituale contadino di questa zona di montagna. Il corteo nuziale prende il via alle ore 21.00 dalla stazione a valle della seggiovia Santa Croce e Badia; dopo aver raggiunto il centro storico si conclude davanti alla chiesa con il tradizionale banchetto nuziale. Gli sposi e il loro seguito viaggiano su slitte antiche, vestendo i costumi tradizionali e gli antichi simboli nuziali, in una sfilata suggestiva e carica di allegria.

In Alta Badia rivivono le nozze contadine

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La sfilata è inaugurata dai bambini e dalla “Böhmische di Badia”, gruppo musicale composto da alcuni musicisti della banda musicale di Badia. Come da tradizione, subito dopo di loro viaggia la slitta con la sposa, con i suoi genitori, il compare e la madrina di battesimo. Lo sposo, invece, segue la sposa su un'altra slitta, accompagnato a sua volta dai genitori e dal compare. Su altre slitte o a piedi ci sono gli altri familiari, gli amici e i vicini degli sposi. Fa parte del corteo anche un carro con la dote della sposa, contenuta in una cassapanca, e con l'arcolaio. La festa è allietata da gruppi musicali con le loro fisarmoniche e donne vestite in “Tracht”, il tipico costume tradizionale.

Sono molte le antiche usanze legate al matrimonio contadino, rivisitate durante l'evento. Ad esempio, se un giovane si faceva vedere in giro nella giornata domenicale indossando un garofano sul capello, questo significava un preciso pegno d'amore. Se poi ritornava a casa con dodici uova pasquali colorate e collocate in una scatola di vetro dipinta a mano, voleva dire che la sua bella accettava di sposarlo entro l'anno. Pochi giorni prima che si celebrasse il matrimonio, poi, la mamma della sposa invitava il futuro genero e gli amici a mangiare “les fortaies”, una tipica pastella fritta condita con marmellata di mirtilli rossi.

Il corteo nuziale nel suo tragitto verso la chiesa incontrava una serie di divertenti contrattempi: gli amici e i parenti, appostati lungo il cammino, si esibivano in scherzi verbali e battute di spirito legate alla vita dei due fidanzati e chiedevano una mancia in denaro per permettere al corteo di proseguire. La sposa, invece del tradizionale abito bianco, indossava un costume tradizionale completato da una ghirlanda di fiori bianchi di cera da portare sul capo. Anche gli invitati ricevevano un fiore di cera da portare appuntato sull'abito. Il fiore era un segnale importante: gli scapoli lo portavano a sinistra, gli sposati a destra. I fratelli e gli amici degli sposi indossavano anche cappelli ornati di piume e fiori metallici, decorati con la massima cura.

Sul tavolo nuziale veniva collocata una candela benedetta durante la cerimonia in chiesa, per tenere lontani gli spiriti del male e portare benedizione per gli sposi. Il menú nuziale consisteva in “jopa da pozi” (capelli d'angelo in brodo), canederli con gulasch, krapfen con caffè e panna. Durante il pranzo gli invitati sedevano a tavola secondo un ordine ben preciso: al centro i due sposi, accanto alla sposa il comare (testimone) e la ciamarita (madrina), quindi i genitori, gli zii e in fondo i sonsí e le sonseles (fratelli). Accanto allo sposo prendeva posto il comare (testimone), seguito da genitori, zii, sonsí e sonseles. Le due famiglie stavano quindi separate per tutto il corso del banchetto: solo dopo l'apertura delle danze potevano sedersi insieme. Dopo il banchetto nuziale l'onore di aprire le danze toccava non agli sposi, ma ai loro fratello e sorella più anziani.

Per informazioni, sito internet: www.altabadia.org

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