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Sicilia: tradizione e innovazione nella Pasqua di Ferla

Le rappresentazioni della Settimana Santa sono un’ottima occasione per scopire uno dei Borghi più Belli d’Italia

03 Apr 2023 - 06:00
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È un’ atmosfera ricca di pathos e fervore, quella che accoglie e avvolge il turista in visita a Ferla, borgo tra i più belli d’Italia nell’entroterra siracusano, durante le manifestazioni che accompagnano la Settimana Santa della Pasqua. Lo accoglie infatti una sinfonia di suoni, di variazioni cromatiche, di voci dapprima sommesse e poi urlate, di campane dai rintocchi gravi e mesti ad uno scampanio allegro e vivace.

Un susseguirsi di riti e tradizioni, iniziate nel 1861, che coinvolgono l’intera cittadina in una rappresentazione teatrale della Passione di Cristo, che esordisce il Mercoledì Santo con la predica e la processione dell’Ecce Homo, statua del Cristo appena catturato dai Romani, e termina con la gioia della Domenica di Pasqua e il figurativo ritrovarsi del Gesù Risorto con la Madre Immacolata nel momento de “U Scontru”.

A ritroso nel tempo - È un viaggio a ritroso nei simboli e nelle tradizioni della Sicilia più autentica, in un climax ascendente, dalla negatività del tradimento di Giuda, alla malinconia e alla pena del Venerdì Santo, raggiungono il loro apice positivo e purificatorio nell’esplosione di gioia della “Sciaccariata”, allo scoccare della mezzanotte tra il Sabato sera e la Domenica mattina, rintocco che annuncia alle genti in attesa, l’avvenuta Resurrezione. Una statua del Cristo Risorto, caricata a spalla in corsa da giovani fedeli, raggiunge, quindi, l’acropoli del borgo, il punto più alto, oggi sede del Monastero delle suore locali, accompagnata da “sciaccare”, tradizionali arbusti secchi infuocati, simbolo delle fiamme della Risurrezione.

Arte ed architettura - Trascorrere la Settimana Santa nel piccolo borgo ibleo di 2600 abitanti, può anche essere un’occasione per apprezzarne l’alta qualità artistica e architettonica del centro storico dell’abitato, cogliendo, nel corso delle processioni religiose, l’elevata manifattura delle statue raffiguranti la Vergine e i Santi che adornano le 8 chiese di Ferla. Centro di origine medievale, suggestiva promenade tra architetture e scene barocche, Ferla è nota, inoltre, per essere il varco naturale della più grande necropoli rupestre d’Europa, Pantalica, sito Unesco insieme alla città di Siracusa. Ferla fu devastato nel 1693 dal terribile terremoto della Val di Noto, e da quel momento subì un restyling basato su di un nuovo impianto urbanistico dell’abitato di matrice classica, a schema ortogonale, e fortemente influenzato dalla coeva ricostruzione di Noto, da cui provenivano gran parte delle famiglie nobiliari del borgo.

Quinta barocca - La Via Vittorio Emanuele, palcoscenico varcato durante le principali celebrazioni religiose della Settimana Santa e di quelle dedicate al patrono San Sebastiano nel mese di luglio, è comunemente nota come Via Sacra in quanto vanta una quinta barocca d’eccezione: cinque degli otto edifici sacri del borgo e gli ottocenteschi palazzi nobiliari. Tra questi si ergono maestose la Basilica di San Sebastiano e la Chiesa di Sant’Antonio. Un detto ferlese dice “Sant’Antonio pi rannezza e Sammastianu pe beddezza”, ebbene si San Sebastiano è maestosa nelle forme e dimensioni, inconsueta per un piccolo borgo rurale ibleo. Definita l’acme della scultura barocca iblea, la Chiesa vanta una facciata in cui è scolpito a tuttotondo in pietra locale il santo patrono di Ferla, la cui effige in legno d’arancio risalente al 1500, miracolosamente salvatasi al terremoto del 1693, è custodita in una nicchia segreta dietro l’altare ligneo della navata principale, per essere esposta solamente nei momenti di celebrazione del Santo (20 gennaio – 20 Luglio).

Il BorgoAlbergo - Per dormire e risiedere a Ferla, nessun problema. La cittadina si è munita di un sistema di accoglienza definito “BorgoAlbergo”, circuito che è in grado di soddisfare le esigenze di tutti i visitatori, in collaborazione tra l’Assessorato al Turismo del Comune di Ferla, gli imprenditori del settore e i privati cittadini. Ma ci sono anche i B&b o gli agriturismi dove oltre l’aria rurale si possono gustare i piatti della tradizione culinaria iblea. Per chi volesse immergersi completamente nella vita quotidiana del borgo, respirando voci, colori, profumi e luoghi, il sistema prevede l’ospitalità diffusa, ovvero delle seconde case di cittadini ferlesi messe a disposizione per i turisti. Si tratta di una forma di accoglienza orizzontale, non pensata originariamente per il turista, e quindi più vera ed autentica.

Per maggiori informazioni: www.borghipiubelliditalia.it 

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